Il Servizio Sanitario Regionale e i nuovi modelli di assistenza e di governo

Condividi questo articolo?

Il Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, Andrea Costa, è  intervenuto nel pomeriggio di oggi 15 luglio al al Park Hotel Aragonesi di Catania, al seminario intitolato“Il sistema sanitario e il nuovo paradigma organizzativo e di salute. Modelli di innovazione di governo e di assistenza”

Pubblicità

“Abbiamo oggi la necessità e l’opportunità di provare a ridisegnare insieme un sistema sanitario nazionale commisurato ai cittadini e al territorio, che non torni indietro su tutta la linea rispetto al federalismo regionale sanitario ma veda lo Stato centrale farsi garante di un’uniformità su tutto il territorio nazionale in termini di risposte da offrire sul piano delle cure”. E’ uno dei molteplici passaggi della riflessione del Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, Andrea Costa, intervenuto nel pomeriggio del 15 luglio al al Park Hotel Aragonesi di Catania, in occasione del seminario intitolato“Il sistema sanitario e il nuovo paradigma organizzativo e di salute. Modelli di innovazione di governo e di assistenza”, promosso da Innovazione per l’Italia, con il patrocinio di Fondazione Sicilia e AiSDeT (Associazione Italiana di Sanità Digitale e Telemedicina), introdotto dall’Assessore alla Salute della Regione siciliana, Ruggero Razza (videocollegato), e dal Magnifico Rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo. Una giornata dedicata alla programmazione regionale dei nuovi servizi assistenziali regionali nel quadro degli interventi PNRR e delle politiche nazionali inaugurate dal DM71 sul riordino della sanità territoriale, in cui Costa ha dialogatocon il Magistrato Massimo Russo, già Assessore alla Salute regionale e Presidente onorario di Innovazione per l’Italia, moderati dal giornalista Mario Barresi.

Pubblicità

“La pandemia ha messo in evidenza sia criticità sia capacità delle regioni di dare risposte sui territori: credo che fare una seria autocritica da parte della politica e dei sistemi orientati di cura sia importante. In questo senso, il federalismo sanitario spinto ha dimostrato tutti i suoi limiti e, per questo, rispetto ai fondi del PNRR le regioni avranno la possibilità di pianificare edilizia come ospedali e case di comunità, ma la parte di riforma digitale sarà affidata direttamente allo Stato centrale tramite Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ndr). Tutti abbiamo il dovere morale – ha sottolineato Costa – di realizzare quanto è scritto in Costituzione rispetto al diritto alle cure, ma le grandi opportunità si possono cogliere solo con un grande lavoro di squadra e mi auguro che questo spirito sia mantenuto. Vi sono risorse da investire e dobbiamo farlo insieme con un obiettivo comune: la politica deve evitare che le scelte in sanità diventino teatro di scontro, perché sistemi di risposta varati diversi decenni fa rischiano di essere ormai obsoleti.

Certo – ha precisato alludendo all’attualità politica – se il governo dovesse proseguire le condizioni ci sarebbero per lavorare in quest’ottica. Di fronte a impegni precisi presi con l’UE l’incertezza invece non aiuta e, nel caso in cui cadesse il governo, qualche criticità potrebbe aprirsi circa il rispetto degli accordi. Anche perché oggi lo Stato si fa garante di efficienza e trasparenza, dato che i fondi PNRR vengono concessi alle regioni a consuntivo, escluso un 10% di iniziale acconto. E in caso di inadempienza della regione lo Stato ha potere sostitutivo: non deleghiamo con una cambiale in bianco la regione che, se non fosse in grado di rispettare gli impegni, di fatto vedrebbe lo Stato farsi garante diretto al suo posto. Nel ridisegnare il nuovo sistema sanitario – ha proseguito – sappiamo di dovere sostenere formazione e allargamento del personale, per cui paghiamo scelte errate del passato. Ci vuole tempo per formare un medico al di là dell’allargamento delle borse, soprattutto per dare agli specializzandi la possibilità di affinarsi professionalmente sul campo: in proposito, così com’è fatto, a mio avviso il numero chiuso rischia di penalizzare il merito e va rivisto: credo che un ragazzo debba avere la possibilità di iniziare un percorso e poi di capire se quella sia la vocazione. Un test a crocette è anacronistico e non garantisce meritocrazia.

Siamo ancora in piena pandemia: è il momento di lavorare con efficienza e unità, non di fare bilanci. Il tempo della responsabilità non è finito: abbiamo il dovere di dire che, nonostante dobbiamo ancora gestire una pandemia, le prospettive sono positive e siamo in grado di gestire la situazione. D’altronde – conclude Costa – l’obiettivo non può essere il contagio zero ma quella convivenza con il virus che consenta da una parte agli ospedali di tornare all’attività ordinaria, che salva vite umane, e al nostro paese tutto di non fermarsi più. Grazie ai vaccini, anche con dati crescenti di contagio come oggi, gli ospedali non vanno in difficoltà. Ecco perché chi fa infondate previsioni apocalittiche sull’autunno non fa il bene del Paese perché non analizza correttamente il fatto che siamo già in grado di convivere con il virus grazie a vaccini e cure. Inoltre, ricordo la scienza va avanti e avremo vaccini aggiornati in pochi mesi”.

“Il sistema sanitario è stato colpito, negli uomini e nei mezzi, dal Covid: il sud paga ritardi infrastrutturali storici ma in tempo di pandemia i siciliani sono stati costretti a riscoprire il proprio sistema sanitario, che hanno anche potuto apprezzare. Il Covid ha dimostrato come 21 sistemi sanitari diversi possano essere un problema, più che un’opportunità, se del tutto slegati tra loro o non in condizione di fare sistema – ha sottolineato Massimo Russo. – A normativa vigente, un’uniformità però va assicurata prendendo le strutture sanitarie di rilievo nazionale e mettendole in rete, praticando altresì uniformità di comportamenti e condivisione di terapie possibili. Questo incide su quella storica mobilità con cui facciamo i contri perché, se si assicurano prestazioni uniformi di rilievo, viene meno la necessità del cittadino di lasciare la propria regione. Per questo – ha concluso Russo – è necessario ripensare il sistema all’interno della nostra regione e c’è la necessità che questi fondi PNRR abbiano una coerenza progettuale, consentendo alle strutture di essere collegate perseguendo una grande visione di cura del paziente. Bandi di gara correttamente gestiti, trasparenza e competenze sono necessari per dare applicazione a una visione fondamentale per lo sviluppo dei fondi e per rendere effettivi nuove centrali operative, acquisti di macchinari tecnologici, case di comunità e ospedali, come da indirizzi. Ma se c’è la volontà politica, è possibile raggiungere questi obiettivi.

Durante l’incontro, è stato presentato in esclusiva nazionale il sondaggio condotto da Alessandra Ghisleri, di Euromedia Research, sullo stato di salute del Servizio sanitario regionale siciliano e sull’opinione dei rispettivi cittadini utenti. Secondo il 52 % dei quali, negli ultimi 5 anni, secondo il campione rilevato la sanità pubblica in Sicilia è peggiorata. Probabilmente per questa percezione il il 22% di essi si è rivolto fuori regione per chiedere cure, mentre oltre il 60% dei siciliani intervistati ritiene che, per essere più vicini alle esigenze del cittadino, i servizi sanitari regionali dovrebbero essere maggiormente accessibili eliminando le procedure farraginose, i tempi e le distanze. Per un siciliano su due intervistato occorre innanzitutto puntare sulle competenze professionali del personale sanitario, mentre il 38,5% degli utenti siciliani si è visto corrispondere il servizio di cura richiesto solo oltre tre mesi dopo la richiesta fatta al Centro Unico di Prenotazione del Sistema Sanitario Regionale.

Secondo lo studio presentato inoltre, per avere accesso al Servizio Sanitario Regionale, oltre il 58,1% dei siciliani si rivolge al medico di famiglia. Ma oltre il 35% dei siciliani ha rinunciato negli ultimi 12 mesi a terapie o esami per problemi legati al costo della prestazione o dell’esame diagnostico. La percezione è molto grave rispetto al tema dei pazienti fragili che, per due siciliani su tre, non sono adeguatamente assistiti e tutelati dal Servizio Sanitario Regionale? Infine, oltre metà degli intervistati non ha mai sentito parlare del Fascicolo sanitario elettronico; metà dei siciliani intercettati vorrebbe avere la possibilità di valutare le prestazioni sanitarie ricevute.

Mario Agostino Innovazione per l’Italia

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.